La Sentenza Dobbs contro Jackson della Corte Suprema U.S.A. (24 giugno 2022)

La sentenza della Corte Suprema U.S.A. Roe contro Wade del 1973 e altre decisioni confermative (specialmente la sentenza Casey del 1992), avevano stabilito l'aborto come un diritto costituzionale su tutto il territorio degli Stati Uniti. Jane Roe è lo pseudonimo di Norma McCorvey (per mantenere l'anonimato) che si era prestata a questa avventura giudiziaria, come ha raccontato in seguito. La sua è una storia di violenze subite e di conversione veramente commovente.
La sentenza Roe contro Wade ha di fatto autorizzato l'aborto senza alcuna limitazione e a qualsiasi epoca gestazionale, rendendolo possibile praticamente fino alla nascita naturale.

Durante i quasi 50 anni successivi al 1973, tutti i tentativi di vari stati di introdurre qualche forma di limitazione a questo diritto assoluto furono bocciati sulla base di tale sentenza perché, ovviamente, un pronunciamento della Corte Costituzionale prevale sulle sentenze e sulle leggi dei singoli stati.
Negli U.S.A., dove l'assistenza medica dello stato è molto limitata, le attività mediche connesse all'aborto sono sempre state gestite privatamente da molte organizzazioni, spesso qualificate come "no-profit". Tra le maggiori c'è Planned Parenthood (Pianificazione Famigliare). A seconda delle maggioranze politiche a livello statale e federale queste organizzazioni hanno ricevuto in questi decenni maggiori o minori finanziamenti per la loro attività.

Nel 2018 lo Stato del Mississippi aveva introdotto una blanda limitazione al diritto di aborto: vietava l’aborto dopo quindici settimane dal concepimento, a meno di un rischio per la salute della donna o che il feto presenti gravi malformazioni. Era dunque più permissivo della già permissiva legge italiana che pone tale limite a 90 giorni (circa 13 settimane). Tale legge è stata però, come nei casi precedenti, impugnata da una clinica abortista dello Stato (la Jackson Women’s Health Organization) che ha ottenuto ragione nei primi due gradi di giudizio, sempre sulla base della sentenza Roe contro Wade.

Dobbs è l’ufficiale di stato per la sanità che impugna le decisioni delle corti statali presso la Corte Suprema. Quest’ultima è stata chiamata dunque a decidere se Roe contro Wade debba essere confermata o meno. La Corte Suprema è formata da 9 giudici. Il 24 giugno 2022 è stata emessa la sentenza: 6 giudici hanno deciso di non confermare la Roe contro Wade, gli altri 3 di confermarla. Dunque con la Sentenza Dobbs il 24 giugno 2022 la sentenza Roe contro Wade è stata annullata.
Testo della Sentenza Dobbs contro Jackson

Questa sentenza è stata ovviamente accolta con soddisfazione da tutto il mondo pro-life che vede in essa la possibilità di una nuova alba e una nuova speranza per i bambini non ancora nati. Diversamente la lobby abortista, che comprende le tante cliniche per aborti, le organizzazioni che promuovono il controllo artificiale delle nascite e l'aborto, Planned Parenthood in testa, varie multinazionali sedicenti "progressiste", come ad esempio Google, Amazon e Meta (che comprende i marchi Facebook, Instagram, Whatsapp, Messenger, ...), lo stesso Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, sedicente cattolico, hanno scatenato una violenta guerra diffamatoria contro questa sentenza e contro chi l'ha promulgata.

La Sentenza Dobbs (di cui forniamo il testo originale) è accompagnata da oltre 200 pagine di motivazioni alle quali qui possiamo solo accennare.

Anzitutto la sentenza del 1973 è considerata errata perché ha ritenuto di ricavare dal testo della Costituzione degli U.S.A. un diritto di abortire che non è scritto nel testo e non si può legittimamente ricavare interpretando il testo. Nel testo della Costituzione Americana non si parla mai di aborto. I giudici del 1973 avevano però forzatamente ricavato il diritto di abortire dai diritti costituzionali di libertà e di tutela della privacy. Ma per ricavare dalla Costituzione un diritto non scritto occorre che vi sia un diffuso convincimento nella società che tale interpretazione è lecita. Invece nel 1973 non esistevano precedenti giudiziali (il cosiddetto common law), non esisteva una dottrina giuridica in tal senso, non era previsto dalle costituzioni dei singoli stati e non era affermato dai legislatori dei singoli Stati che, anzi, in massima parte, consideravano reato grave l'aborto. In altre parole nulla nel 1973 permetteva di collegare il diritto alla privacy e alla libertà personale con il diritto ad abortire.

La sentenza del 1973 ha innescato un effetto domino con parecchia confusione normativa. Essa ammetteva l’aborto dopo il primo trimestre solo in caso di pericolo per la vita o la salute della donna. Però la sentenza fu seguita da numerose altre (innescate dalle diverse interpretazioni nei singoli Stati) che progressivamente ampliarono la casistica fino ad autorizzare il diritto all'aborto senza alcuna limitazione [1].

Con la Sentenza Dobbs la Corte Suprema fa notare che questo tema è molto dibattuto, come è evidente dal numero e dalla diversità delle leggi che i singoli stati hanno provato a promulgare. Se il tema è oggetto di posizioni molto diverse all'interno della società americana non può essere risolto da una sentenza della Corte Suprema: la parola in argomento deve essere rimessa al Congresso, agli Stati, cioè ai rappresentanti del popolo, anche considerato che la società americana è profondamente divisa sul tema.

La Corte Suprema non ha preso posizione sui diritti del concepito e dunque non fa affermazioni di segno opposto alla Roe contro Wade. Non dichiara che il concepito abbia piena personalità giuridica e tantomeno dichiara l'aborto un delitto. Si limita a dichiarare legittima la possibilità che gli stati pongano delle limitazioni all'aborto.

La Corte Suprema è ben cosciente che annullare una sentenza precedente è un atto molto rilevante. Ma va notato che non è la prima volta che accade. Nel 1896 la Corte Suprema con la sentenza Plessy contro Ferguson dichiarò giusta la segregazione razziale ossia che era giusto che vi fossero, nei mezzi pubblici, carrozze distinte per bianchi, neri e "colorati", che vi fossero bagni per bianchi, neri e "colorati", che vi fossero scuole per bianchi e scuole per non-bianchi e via dicendo. La segregazione razziale, che a noi oggi fa giustamente inorridire, fu abolita solo nel 1954, 58 anni dopo, con la sentenza Brown contro Board of Education che dichiarò incostituzionale la segregazione razziale.

Ora si tratta di sperare in un mutamento sociale che faccia considerare persona umana ogni concepito, come è stato in passato per altre categorie di persone.


[1] Anche in Italia la legge 194/1978 sull'aborto ha provocato effetti simili. La normativa relativa alla prevenzione (articoli 2 e 5) è stata quasi del tutto ignorata mentre, con l'avvento di nuove procedure abortive, si è estesa la pratica anche in ambiente extra-ospedaliero e perfino nelle case private (vedi trattazione su RU486 e sulle pillole post-coitali).
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