Accogliere ogni bambino, così il mondo si fa più bello
di Padre Maurizio Patriciello(Articolo su Avvenire - inserto "E` Vita" del 5 febbraio 2023. Riportato anche sulla pagina FB di padre Maurizio Patriciello.)
A tutte le donne incinte tentate di abortire che ho modo di avvicinare ripeto: "Non ho mai visto una mamma pentirsi di avere accolto il suo bambino. Al contrario, ho sempre e solo incontrato donne tormentate per quel figlio che non fecero nascere".
Non ricordo di averlo mai visto a letto, la mattina. Si alzava, infatti, quando era ancora buio, per andare a lavorare, papà, mentre la mamma badava alla casa e alla famiglia. Non erano più giovanissimi, i miei genitori, quando si accorsero di aspettare un altro figlio, il quinto. Ebbero qualche momento di smarrimento, ma nemmeno per un attimo pensarono di chiudere le porte in faccia al nascituro.
E di questo sarò loro eternamente grato.
Problemi economici ne avevano, eccome. “In questo mondo tanto grande, ci sarà posto anche per lui” si dissero. Il ricorso alla Provvidenza, nel parlare di papà, non mancava mai, anche se a Messa poi non andava spesso. Avvertiva come per istinto, senza ragionarci troppo, e senza aver letto chissà quali poeti o pensatori, la bellezza, la grandezza, l’unicità della vita e il mistero in essa nascosto da sempre.
Mi accolsero. Nacqui. Mi amarono. Li amai. Mi permisero di prendere parte a questa incredibile, unica, irripetibile, incommensurabile, stupefacente avventura dell’esistenza umana, che vale più di tutti le galassie, le stelle e i buchi neri messi insieme. Ci sono. Me lo ripeto quando vivo cantando e quando le ore pesano, la salute vacilla, la tristezza incombe. Avrei potuto non esserci, ma ci sono. Se sono felice, soffro, studio, prego, lavoro, amo è perché ci sono. Se ci sono è perché loro, Raffaele e Stefania, due innamorati, alle prese con i quattro figli, allargarono le braccia e il cuore e resero felice Dio, facendomi nascere. La trasmissione della vita attraverso le vite altrui, mi affascina. Il probabile rifiuto di accoglierla da parte dei già nati mi angoscia. Non c’è giorno in cui non chiedo al Signore il motivo per cui ha voluto che le cose andassero in questo modo. Che lo sbocciare della vita, cioè, debba avvenire come di fatto avviene. Soprattutto di fronte allo scempio di tanti rifiuti – nel 2021 gli aborti nel mondo sono stati 42. 600. 000 -, con umile serietà, continuo a tormentarlo: « Perché non hai provveduto tu, direttamente, a chiamarci all’esistenza?». Superfluo dire che la risposta non arriva mai, o, forse, mi è da sempre chiara. Ha voluto condividere con noi la sua Onnipotenza. Ha voluto che diventassimo – noi che da soli non riusciremmo a produrre un moscerino - concreatori con lui, l’ Unico che, dal niente crea ogni cosa. Quante volte mi chiedo che sarebbe successo se quella coppia con figli, presa dalla paura di non farcela, avesse deciso diversamente. Che sarebbe stato di me? Dove sarei finito? Confesso, non reggo al pensiero, mi vengono le vertigini. Ci sono. Grazie a Dio, ci sono. Ho studiato, lavorato; ho amato e sono stato amato. Sono diventato prete. Ho sofferto, gioito. Ho vissuto momenti di sconforto e altri di consolazioni. Se ho potuto sperimentare gioie ed angosce è perché ci sono. E se voi potete riflettere su questi miei pensieri semplici e scontati, è perché ci siete. Mi stupisce la semplicità – al limite della banalità - con cui sboccia la vita. « La bellezza salverà il mondo». La frase di Dostoevskij è diventata un tormentone. La sentiamo ripetere ovunque. È vero, il bello, in modo misterioso, colpisce gli occhi e gli animi. Belli sono i frutteti in fiore, belli i campi di grano puntellati dai papaveri; belli i fiumi, i mari, i ghiacciai, i gattini, le giraffe, le foreste. Belli da vedere sono I Girasoli di Van GoGh, la Pietà di Michelangelo, la Gioconda di Leonardo. Il bello attrae, incanta, ferisce, immobilizza, intenerisce, acceca.
Ma - siamo onesti - che cosa c’è di più bello al mondo di un neonato che succhia al seno di sua mamma per non morire? O di un feto che cresce e si sviluppa alla velocità del lampo? Eppure una buona parte di umanità che griderebbe – giustamente - allo scandalo per un’opera d’arte scempiata o per un gattino maltrattato, di fronte a un bambino fatto a pezzi, non solo tace ma, con ipocrita insistenza, chiede al mondo dei già nati di tacere. Occorre almeno avere il coraggio di piangere di fonte allo scempio della vita. Di tenere accesa la fiamma dei diritti della vita nascente, il cui unico torto è quello di non poterli pretendere. Possiamo fare di più? Certamente. Il dramma vero è che si viene concepiti nel corpo altrui. Per questo motivo necessitano più dialogo, più studi, più serenità, più misericordia, più risorse, più verità. Più amore per la vita nascente. Per questo motivo, la società, deve sforzarsi di mettere insieme, con somma onestà, il diritto all’autodeterminazione dei già nati con quelli – inalienabili - dei concepiti ancora nascosti nel grembo materno. L’uomo, purtroppo, si abitua a tutto, anche al miracolo della vita, e non sempre riesce a stupirsi nel contemplare questa originalissima opera d’arte. Se non vuole estinguersi miseramente, l’umanità, deve imparare a stupirsi della vita. Se vuole sconfiggere la noia, il non senso, il tedio, deve dialogare con la vita. Vorrei – se ci riesco – provare a raccontare alcune delle tante esperienze fatte a riguardo. Ero diacono, mi recavo, in treno, in Francia.
Nello scompartimento, alcune donne dialogavano fra loro, il pancione di una di essa diceva che era prossima a partorire. Unico maschio, un tantino imbarazzato, leggevo. A un tratto, cogliendo tutti di sorpresa, la signora più anziana, emette un grido di dolore.
Poi, rivolgendosi a me come a un vecchio amico: «La mia bambina, reverendo. Me la gettarono via al quinto mese. Me la uccisero. Mi dissero che sarebbe nata con la sindrome di Down. Non era vero. Si erano sbagliati. Sono più di 20 anni che non dormo. Mi dica, come posso ritrovare un po’ di serenità?». Un silenzio pesantissimo cadde su di noi. Venti anni senza trovare pace. Quella donna straziata dal dolore meritava di essere consolata. Farfugliai qualcosa. Chiamai a raccolta i pensieri, i sentimenti, le parole migliori per tentare una qualche risposta. Non credo di esserci riuscito. Si erano sbagliati. La bambina era sana. Ma, pensavo: « E se fosse stata davvero una personcina con la sindrome di Down? Avrebbe forse meritato, per questo, di essere eliminata?». Non ho mai dimenticato quell’incontro.
Purtroppo, la lista delle mancate mamme, incontrate nell’esercizio del mio ministero, che a distanza di decenni non trovano riposo si è andata allungando a dismisura. Le loro voci, però, vengono silenziate. A loro non è permesso di parlare, di raccontare lo strazio che le uccide. I loro rimorsi mettono a repentaglio il castello di menzogne che negli anni si è provveduto a costruire. Il politicamente corretto rischia di crollare. L’ipocrisia, e gli interessi di tanta gente che vigono in questo campo sono duri a morire. Quante di esse continuano a festeggiare il “ compleanno” di quel figlio invisibile, cui, nel segreto del loro cuore, hanno dato anche un nome? A tutte le donne incinte, tentate di abortire, che ho modo di incontrare, ripeto: «Non ho mai visto una donna pentirsi di avere accolto il suo bambino. Al contrario, ho sempre e solo incontrato donne tormentate per quel figlio che non fecero nascere».
Parrocchia San Paolo Apostolo. Parco Verde, Caivano. Quartiere povero e abbandonato dallo Stato. Mille problemi. Tra i fiori più belli raccolti nell’anno 2022 ci sono i bambini che stavano sul punto di essere gettati via e che, invece, sono nati grazie alla nostra missione. Ovviamente – inutile dirlo – per le loro mamme tutta la parte della legge 194 che l’Italia ha previsto per andare incontro alle donne, farsi carico dei loro drammi e incoraggiarle ad accogliere il figlio, non sono state minimamente osservate. Ma anche di questo, per i signori del diritto all’aborto a ogni costo, dovrebbe essere vietato parlare. A fronte di tanti colpevoli silenzi, che hanno il sapore della morte, si levano le grida, i pianti, i sorrisi, i balbettii, lo sgambettare gioioso, di tanti bambini che, grazie all’aiuto degli amanti della vita, sono riusciti a scansare la fogna, nascere e fare più bello il mondo.